Nessuna agenzia ha interesse a "prendere in giro" i traduttori. È vero che alcuni traduttori hanno denunciato comportamenti maliziosi tenuti da alcune agenzie, che suddividevano un testo in vari frammenti per poi inviarli a traduttori diversi. Si tratta di accuse gravi, da dimostrare nelle sedi a questo preposte (non qui, dunque). Tuttavia, in generale, una prova di traduzione porta via tempo a chi la manda, magari non tanto quanto a chi la svolge, ma comunque fa parte di un processo aziendale (la selezione di personale esterno) e come tale dubito fortemente che la si possa richiedere per divertimento o per nuocere.
Una prova di traduzione comune si aggira sulle 3-400 parole, cioè da mezza pagina a una pagina. Dovrebbe contenere un testo particolarmente ostico o in ogni caso difficilmente interpretabile, ovvero far emergere le capacità del traduttore, far capire che strategie segue di fronte a problemi complessi. La correzione della prova non è dovuta. Ci sono agenzie che mandano una correzione completa, altre che comunicano soltanto l'esito positivo, altre che comunicano l'esito sia positivo che negativo, altre ancora che non dicono nulla in merito e magari ricontattano il traduttore dopo mesi (o anni). Ogni società è libera di comportarsi come crede.
Detto questo, la prova da sola non è un fattore sufficiente per comprendere o intuire la volontà dell'agenzia a stabilire una collaborazione con il professionista che sta testando.